venerdì 26 agosto 2016

Corso per Single - La lettera di Andrea da Trieste

Cari amici abbiamo ricevuto questa lettera da Andrea, un giovane che ha partecipato al corso "Dove Sei". Ci è piaciuta molto ed abbiamo deciso di pubblicarla nella sua interezza per poterla condividere con tutti voi. 
Ringraziamo l'autore al quale va tutto il nostro affetto e un fraterno abbraccio.

Cari Frati Francescani, pace a voi!  

É con immensa gioia che vi saluto e mi appresto a scrivere questa mia lettera per ringraziarvi con tutto il mio cuore e soprattutto con tutta la mia anima. Spero di interpretare il pensiero di tutti i ragazzi e le ragazze che hanno partecipato assieme a me al bellissimo corso “Dove Sei” organizzato quest’anno dall’8 all’11 luglio presso la Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli. Non avrei mai pensato che ci si potesse ritrovare assieme in così tanti giovani provenienti da tutte le parti d’Italia, per testimoniare innanzitutto la nostra appartenenza alla fede cristiana, ma anche per discutere e confrontarci senza pregiudizi sulla nostra condizione, spesso dimenticata, di single. Abbiamo lasciato per un attimo le nostre case, i nostri affetti, anche i nostri problemi quotidiani, e siamo venuti qui da Voi alla Porziuncola, alla “piccola Porzione” come affettuosamente ha ricordato poco tempo fa il Santo Padre Francesco, alla riscoperta di noi stessi, per dire nuovamente un Sì a Dio e alla nostra Esistenza. La nostra presenza al Corso, come voi stessi ci avete detto e ripetuto più volte, non è stato un caso ma è stata un precisa scelta, una scelta di libertà e di consapevolezza. Abbiamo deciso individualmente di partire da ogni parte d’Italia per raggiungere il cuore del Francescanesimo, in quelle terre dove ognuno può riscoprire se stessi nel profondo. Forse alcuni sono partiti con un certo scetticismo, pensando che questa fosse una delle tante opportunità da provare nella vita, avendone forse già sperimentate altre con insuccesso. Altri ancora saranno partiti con maggior convinzione e determinazione, forse per il fatto che avevano già vissuto in passato altre forme di condivisione di questo genere. Io personalmente ho avuto la grazia di conoscere quasi per “caso” questa bellissima oasi di pace e di fede. Infatti ero di ritorno da un Pellegrinaggio Giubilare a Roma organizzato dalla parrocchia che frequento, la parrocchia di San Nicolò e Paolo di Monfalcone, in provincia di Gorizia. Abbiamo sostato una sola notte alla fine del mese di Aprile, per celebrare all’indomani la messa e visitare la Porziuncola ed Assisi, per proseguire infine sulla strada del ritorno verso casa. Il primo contatto con la realtà di Santa Maria degli Angeli è stata un’esperienza veramente profonda, lo dico senza alcuna enfasi o retorica. Lo stupore di vedere e toccare con mano questi luoghi sacri ricchi di santità e di fede, poter attraversare la Porta Santa della Misericordia proprio nella Porziuncola è stata un’emozione fortissima e ancora viva. Il pensiero che mi è venuta in mente attraversando la porta è stato il seguente: ”Ecco da dove bisogna ripartire! Ritornare al centro, al cuore della Chiesa, alle sue Origini, ossia entrare nella piccola Chiesa, in quella semplice e immensa realtà che è già presente nel cuore di ciascuno di noi, per poter uscire e farla conoscere al mondo intero! Ritornare a san Francesco per uscire con Francesco nel mondo! Lasciar fuori la tristezza, ma entrare nella gioia, uscire e portarla a tutti”. Forse ho avvertito questa chiamata in modo ancora più forte perché pochi giorni prima avevo visto per la prima volta dal vivo coi miei occhi la Basilica San Pietro e pochi giorni dopo avevo partecipato all’Udienza Generale del mercoledì, avendo la grazia di vedere da vicino il Santo Padre Papa Francesco, il quale si è fermato di fronte a noi a un paio di metri di distanza e ci ha benedetto. Da questi eventi tra loro correlati ho capito che non ero giunto per caso ad Assisi alla fine del Pellegrinaggio Giubilare, ma che da lì finiva sì il mio viaggio, ma ripartiva il mio percorso di vita. Così, curiosando su Internet e chiedendo delle informazioni alla reception dell’albergo, sono venuto a conoscenza di questa vostra bellissima realtà di testimonianza e di educazione spirituale. Allora mi son detto: “ma forse qui mi ha guidato il Signore, devo ritornare per riscoprire me stesso”. Infatti quello che mi aveva colpito era proprio il titolo ”Dove sei?”, al quale poi io avevo aggiunto quasi immediatamente “ma dove stai andando?”. Non ci ho pensato molto e ho capito che lì sarei ritornato, per mettere un punto fisso nel cammino della mia esistenza. Venivo da un anno molto buio, avendo inoltre già in passato affrontato dolori familiari (la morte di mio padre all’età di 17 anni), esperienze fallimentari e difficoltà anche lavorative, culminate l’anno scorso con un incidente autostradale dal quale però ero uscito miracolosamente indenne. Ed è lì che quel “dove stai andando?” è diventato “sto venendo qui!” e mi ha fatto decidere per il sì. E per questo sì non mi stancherò mai di ringraziarvi! Vi voglio qui “fare memoria” di alcuni concetti e i valori che mi hanno colpito in particolar modo durante le catechesi, condividerli ancora una volta con voi e soffermarmi per alcune ulteriori riflessioni. 

Accogliere: 
quello che mi ha colpito da subito è stata la vostra familiarità ed accoglienza. Quel sentirsi “a casa” è stato immediato, spontaneo e senza alcuna esitazione. Dall’iniziazione al canto corale in gruppo, alla presentazione dei nostri compagni di viaggio, alla battuta per sdrammatizzare la realtà alla barzelletta innocente, tutto ha contribuito a creare un clima disteso attorno a noi, permettendo di metterci in contatto e sintonia tra noi ed aprire il nostro cuore a Voi e agli altri. Ci avete veramente accolti così come siamo venuti, ossia come pellegrini lungo la strada della nostra vita, stanchi nelle nostra fisicità e anche nella nostra spiritualità, facendoci sentire non ospiti ma famigliari, come recentemente ricordato Papa Francesco. 

La consapevolezza del peccato e del perdono: 
Forse abbiamo sbagliato qualcosa o tutto nella vita, abbiamo dato priorità ad altre cose piuttosto che a puntare all’obbiettivo ad una vita a due, siamo caduti nell’errore di restare “aggrappati“ al nostro passato e ai nostri ricordi, belli o brutti che siano. E Voi Frati Francescani in questo avete preso alla lettera la parabola del figliol prodigo tratta dal Vangelo di Luca. Come Padri Misericordiosi ci avete accolto, siete “corsi incontro” senza chiedere il perché e il per come. Senza giudicarci, senza rimproverarci se non amorevolmente con qualche consiglio, ci avete accolti nuovamente nella casa del Signore, ci avete fatto sentire nuovamente parte viva e attiva della Comunità. Questo è stato il grande dono che avete messo nelle nostre mani e nel nostro cuore, ossia la gioia di sentirsi finalmente compreso ed amato, accolto dalla vostra Misericordia. Come avete detto “Da Dio riceverai Perdono e Amore”. Anche Papa Francesco ha detto: “quando hai la forza di dire: voglio tornare a casa, troverai la porta aperta, Dio ti viene incontro perché ti aspetta sempre, Dio ti aspetta sempre. Dio ti abbraccia, ti abbraccia e ti bacia e ti fa festa”. Permettetemi di usare un’espressione un po’ enfatica ma questo corso è stato anche un Corso di Misericordia. Bisogna avere la consapevolezza del peccato stesso, per chiedere prima il perdono per noi stessi e imparare così a donarlo agli altri. Mi viene in mente la frase del Vangelo in cui si dice che “questo è il tempo della Misericordia e del Perdono”, e il tempo presente che viviamo ha estremo bisogno che si attui questa profezia, una necessità per il nostro tempo. Uscire e non restare chiusi in noi stessi: L’aver portato ciascuno di noi qui ad Assisi tutte le nostre ferite e i dolori più o meno grandi, ha permesso a noi stessi di condividerle assieme per superarle e andare oltre. Ho sentito nelle vostre parole emergere il concetto più volte espresso da Papa Francesco, ossia quello di uscire, uscire da noi stessi per riscoprire l’altro, il fratello che ci è accanto. Non restare chiusi in se stessi, nella tristezza e nel rancore, non essere autoreferenziali. Avete detto che “la morte del cuore è la cosa peggiore che possa capitare a un cristiano” e che “la guerra più dura è la guerra contro noi stessi”. Il nostro venire da voi è forse stata una fuga da noi stessi, dalla mentalità mondana che ci circonda e che ci tenta. Ma ci avete insegnato che “se affidiamo a Dio i tuoi peccati, i fallimenti, Dio li laverà, anche quelli più sporchi, con l’acqua dell’Amore…. se ti intestardisci a chiuderti in te stesso, prevarrà il tuo orgoglio ”. Ecco la chiave di lettura, per uscire da noi stessi occorre mettersi in gioco, incontrare e riscoprire l’altro, incontrare gli altri coetanei e magari anche la persona amata, per sconvolgere la nostra esistenza in positivo. Tale insegnamento ce lo avete indicato Voi Frati fin da subito: la Chiesa non deve aspettare, ma deve andare incontro a qualcuno. E infine, non meno importante, non dare nulla per scontato, neppure la nostra attuale condizione di single. Il senso della comunità e della fratellanza: Una piccola comunità si è formata a poco a poco in quei giorni trascorsi assieme. Così a nostra volta noi abbiamo capito e accolto l’insegnamento ricevuto e senza che nessuno ci imponesse nulla abbiamo deciso di scambiarci di posto ogni qual volta ci ritrovavamo nel refettorio per il pranzo o la cena, per poter ascoltare l’altro fratello e capire con lui le reciproche esperienze passate e trarne insegnamento. Senza reticenze, ma con una spontaneità inattesa, anch’io ho aperto il mio cuore agli altri, senza aver alcun problema di espormi con chi non conoscevo prima di allora. Anche durante le varie messe questo senso di comunità e fraternità si è rafforzato e cementato, merito anche dell’accompagnamento della celebrazione con il canto. Infatti anche voi Frati avete ripetuto, come ci veniva insegnato una volta quando eravamo piccoli, che “chi canta prega 2 volte”. La preghiera e la riflessione dei Salmi hanno fatto il resto e non nascondo che mi ha emozionato vedere così tanti giovani pregare con convincimento e intensità. La vostra frase che riassume tutto questo è “scegliere i luoghi dove crescere e confrontarsi”, riconfermare il nostro sì a Dio. “Se più di uno si riunisce nel mio nome, io sarò lì con loro”: Cristo è veramente seduto lì tra noi! 

Unità nella diversità: 
Questo è stato il tema centrale affrontato da don Carlo. Riconoscere e valorizzare le diversità dell’Uomo e della Donna, non uniformarsi allo stile di vita mondano che cerca di appiattire e livellare tutto al ribasso, compreso anche la differenza di genere. Ognuno ha le sue peculiarità, ma anche i suoi difetti. Non bisogna nascondere nulla, accettarsi per come si è perché il Signore ci ha voluti e amati. Sono state parole veramente forti, ci hanno fatto sentire tutti importanti, come lo siamo veramente, non solo per i nostri genitori, ma anche per noi stessi. In fondo eravamo comunque tutti tra noi differenti, per la nostra storia personale, per le nostre vite private e professionali, per le nostre età. Ma in quei giorni siamo stati “uniti” nel nostra ricerca comune, ossia quella del senso e della direzione che dobbiamo imprimere alla nostra vita, affinché la nostra sia una vita nella pienezza della gioia. E il filo che ci unisce non è solo la diversità, ma soprattutto deve essere la fraternità che abbiamo riscoperto assieme a voi. E questo è anche quello che conduce all’unione duratura tra un uomo e una donna, se sono condivisi i Valori e si accettano le differenze e le specificità dell’altro. 

Gioia e speranza: 
Mi viene subito in mente la frase che spesso papa Francesco ripete: “il cristiano è gioioso, non è mai triste…. Il cristiano non può essere pessimista”. I giorni trascorsi ad Assisi sono stati veramente giorni gioiosi, nel senso che hanno portato ad un vero e proprio cambiamento e rivoluzione interiore. Sentendo varie persone incontrate nei giorni successivi ho notato con stupore che questa gioia è stata contagiosa e ciascuno ha cercato di apportare subito dei piccoli cambiamenti alla propria vita cercando di dare una svolta. Chi si è lanciato nella preghiera più assidua, chi ha cercato di approfondire alcuni temi trattati, chi ha riconsiderato le varie scelte della vita. Insomma è questa la certezza che ci accompagna, che Voi per mezzo di Dio ci avete fatto nuovamente dono della Speranza cristiana, che ci dà la forza di rialzarci, di credere ora e sempre che un cambiamento e un’opportunità nella vita è sempre possibile, basta volerlo, come dice il Vangelo: “Cercate e troverete, chiedete e vi sarà dato”. Non vogliamo assolutamente farci rubare la Speranza, il Futuro, perché il Futuro è nelle nostre mani e non possiamo lasciare che decidano sempre gli altri al posto nostro. 

Volontà e libertà: 
Riassumerei questi due concetti nella “volontà” di cambiamento della nostra situazione e “libertà” di cambiarla per non restare nell’attuale condizione. Mi sono rimaste impresse in particolare due frasi che frase che avete detto: “Bisogna educare alla libertà e alla volontà” e “Prima di essere maestri bisogna essere stati allievi”. Il nostro deve essere un no deciso e forte a quella che Papa Francesco chiama la mondanità del mondo moderno. No alle mode, no al peccato, no all’indifferenza, no alle moderne schiavitù. Il nostro deve essere sempre un Sì forte, deciso e convinto, testimoniato nella nostra quotidianità. La libertà è perciò l’opzione verso una scelta, la volontà di decidere e di impegnarsi concretamente nel quotidiano. Ed è anche la scelta di non aver paura, è il dire il nostro “no” forte e netto alla chiusura. La sfida è quella di scommettere per un futuro migliore, in quella che si chiama la volontà del cambiamento, anzi io aggiungerei anche il desiderio concreto di cambiamento, anche delle nostra condizione di single. 

Relazione e fertilità: 
Lavorare per “spolverare il nostro cuore”, prepararsi per “imparare a relazionarsi, perché l’amore attecchisca”. Ci avete così preparato con le vostre catechesi ad essere il seme buono, ad essere pronto una volta tornati a casa a essere piantato in terreno fertile per mettere a frutto quanto imparato durante queste giornate. L’imperativo è stato quello di togliere le spine dal cuore, a curare e rimarginare le ferite passate, ad eliminare tutto quello che ci impedisce di amare e relazionarci. Perché se non partiamo da qui, non ci potrà mai essere una relazione feconda e proficua con l’altro. E la fertilità si esprime nella quotidianità dell’impegno verso il prossimo, nell’impegno a riscoprire l’amore di Dio, come diceva don Oreste Benzi: ”amare del tutto, amare per primo, amare gratuitamente con tutto il cuore , l’anima, la mente e le forze”. 

Domande e risposte: 
Questo concetto è stato forse uno dei primi, apparentemente il più spiazzante. Ci avete accolto al primo incontro dicendo: ”Qualcuno troverà delle risposte alla fine di questo corso, ma ve ne tornerete a casa forse con molte domande”. Io personalmente, forse anche per la mia formazione tecnica e scientifica, ero convinto che questo incontro non sarebbe certamente stato risolutivo, il rimedio a ogni male passato. Credo invece che l’ascolto delle catechesi e il successivo dialogo e confronto con Voi Frati Francescani sui temi affrontati è stato di vitale importanza. Durante le catechesi abbiamo preso man mano sempre più coraggio, ponendo domande anche su questioni un po’ spinose, alle quali però non vi siete sottratti. Me ne vengono in mente alcune, quali l’assenza nelle parrocchie di un’offerta di catechesi per i single, la nostra non integrazione nella comunità e il pericolo della ghettizzazione, l’indurimento del cuore per la solitudine contingente e per la lontananza della famiglia di origine e/o di punti di riferimento, la difficoltà di mettersi in gioco per un’esperienza di vita con una persona e l’eventualità di poter perdere le sicurezze lavorative. Vi ringrazio molto anche per questo, perché non vi siete tirati indietro, anzi avete detto con franchezza che diverse cose non vanno anche all’interno della Chiesa stessa, che vanno cambiate, ma per far questo la rivoluzione deve partire dal di dentro, da noi stessi e anche dai consacrati. Avete cercato di dare delle riposte dirette e senza tanti giri di parole, avete anche suggerito di approfondire le varie letture non solo del Vangelo ma ci avete anche suggerito alcuni indirizzi di lettura di approfondimento delle tematiche affrontate nelle varie giornate. Ci avete fatto dono anche del supporto di un blog e di una modalità di comunicazione digitale privilegiata, per mantenerci in contatto diretto con voi una volta tornati a casa. Ancora grazie per questo vostro impegno. Vorrei infine congedarmi da voi con questo ultimo pensiero in forma di preghiera e invocazione: 

Dio di Amore e di Misericordia, 
che hai concesso a noi giovani Single sparsi in ogni angolo d’Italia 
di giungere fin qui nella Terra di Assisi come umili pellegrini, 
Ti ringraziamo per aver curato le nostre ferite, 
per aver asciugato le nostre lacrime, 
per averci donato in questo cammino la Gioia e la Speranza,
per averci ricolmato del tuo Perdono e Misericordia 
varcando la Porta Santa della Porziuncola. 
Fa che nella ricerca della nostra Strada non siamo mai più soli. 
Aiutaci a farci sentire parte della Comunità nonostante la nostra condizione. 
Fa che ci accompagni sempre nella nostra vita la Preghiera 
dei Frati Francescani e dei nostri nuovi amici e compagni di viaggio. 
Donaci, o Signore, la capacità di riscoprire l’Amore e la Relazione con l’altro. 
Aiutaci a cercare la persona che da qualche parte ci sta aspettando, 
per formare una famiglia e condividere la nostra vita terrena. 
Concedici, nel nostro ritorno a casa, la Grazia di riscoprire 
l’autentica vocazione della nostra vita, di mantenere salda la nostra Fede, 
di vivere nella tua Verità e Libertà. 
O Signore, siamo giunti fin qui stanchi nel fisico ma ora siamo rinnovati nello Spirito! 
Abbiamo così tanta nostalgia per quello che abbiamo ricevuto 
in questi giorni ricchi di testimonianze che non vorremmo più staccarci da qui! 
Concedici di continuare con maggior vigore il cammino di fede nella vita di ogni giorno. 
Ti ringraziamo, o Signore, con certezza ora sappiamo “dove sei”! 

Con sincero affetto e profonda stima 
Andrea da Trieste