“Il mio Francesco”
Padre Pasqualino ha “aperto i lavori del corso” presentando
il percorso che avremmo intrapreso: vivere l’esperienza di Francesco attraverso
i cinque sensi e, quindi, attraverso le esperienze empiriche che ciascuno di
noi avrebbe fatto, di Francesco, tramite il proprio sentire.
Tre giorni di interazioni, empatie, timidi sguardi iniziali,
e poi preghiera, fragorose risate e occhi lucidi, e abbracci commossi, ai
saluti.
Giorni indimenticabili, di scoperte di Francesco, sì, ma
anche di se stessi, attraverso lui, e attraverso gli altri.
Giorni in cui la Bellezza, per me, si è tradotta in un cielo
stellato e in un circolo di anime che pregano il Padre Nostro.
Li condenso così, nei miei ricordi, quei momenti impagabili,
splendidamente riassunti in una frase, tra le tante, che ci ha lasciato suor
Maria Pia: “siamo continuamente nel già e nel non ancora”.
Sono giorni che provo a mettere in parole il groviglio di
emozioni che “Io, Francesco” mi ha lasciato. Non ci riuscivo, non trovavo
l’ordine delle cose e forse neppure l’ordine di me, in relazione a quelle cose.
Poi, questa mattina, tutto si è compiuto…
“Lui ti parla, le sue risposte arrivano sempre”.
E’ questo che mi sento ripetere sempre dai miei amici
credenti, dal momento della mia conversione. Da quando, cioè, sto scoprendo e
assaporando, “la grazia di vivere la Grazia”.
Oggi avevo bisogno di risposte. Oggi avevo bisogno che Lui mi
parlasse, anche solo per dirmi “buongiorno”, ché la partenza non è stata
granché, a strascico di una giornata finita male.
Apro il Vangelo a caso. C’è Matteo,con le tentazioni di
Cristo nel deserto. In realtà non ci sono le risposte che cercavo (ce ne sono
altre, ma lo capirò poi: a volte le cose le capiamo, vedendo Gesù … di spalle!)
Vabbé, passo come sempre al Vangelo del giorno, per le mie
preghiere mattutine.
Ed eccola la risposta. Forte e potente e dirompente come solo
il Signore può essere.
Nel Vangelo di oggi (Mt 10,7-15) c’è il “mio” Francesco:
“Non procuratevi oro, né argento,né moneta di rame nelle
vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né
bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa (…)”.
In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa (…)”.
Francesco fonda sulla Parola la sua Regola, iniziando proprio
da qui: Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre
cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone…
E tra tutto quello che il Signore poteva dirmi, oggi che gli
ho chiesto “dove sto andando?”, guarda caso, per indicarmi la Via, mi ha
ricordato da dove vengo, da dove è iniziata la mia “avventura”: dal “mio”
Francesco.
E la sua opera odierna, meravigliosa, finisce di compiersi in
me con la meditazione di San Bonaventura,che suggella questa benedizione:
“Affida al Signore la tua sorte, ed Egli ti darà sostegno (Sal 55,23) (…)
[Francesco] era stato scelto come esempio per gli altri e che doveva prima fare
e poi insegnare (At 1,1)”.
Eccola, la Via. La Risposta che cercavo.
Ecco, come ho tradotto in pratica, per i miei sensi, per il
mio cuore, il corso “Io, Francesco”.
Pace e bene
Floriana