Siamo una coppia di sposi che a novembre 2013, nelle feste
dei Santi, volevamo ritirarci in disparte e ci è stato data la possibilità di trascorrere
ad Assisi 3 giorni. Mia moglie Maria Teresa dopo molte telefonate in parecchie
case non riusciva a trovare posto per l’alloggio, dato dal ponte delle
festività. Pensavamo come fare fino a che, presso una casa in Assisi, a
una sorella ci siamo presentati come due pellegrini alla Nàzaret in cerca di un
posto fosse anche un sottoscala, la risposta è stata affermativa.La gioia di quella sera a cena è stata grande, erano da
diversi anni che volevamo dopo il viaggio in Terra Santa andare ad Assisi nella
terra di San Francesco.Venuti i giorni della partenza, dopo la Santa Messa, saliti
in macchina abbiamo da Castelfranco Veneto imboccato l’autostrada Padova
Firenze e poi Assisi.
Il viaggio è stato una odissea, pensavamo di arrivare in 5
ore ma abbiamo trovato lungo il percorso due incidenti, dalle 10 del mattino
siamo arrivati alle 18 della sera, le uniche tappe erano dovute per forza
maggiore, eravamo stanchi.
Come siamo arrivati a Santa Maria degli Angeli abbiamo
guardato verso il cielo, nel buio sopra la chiesa splendeva l’immagine di Maria
coronata da una volta stellata; chinata,
ci accoglieva sotto il suo manto; è stata una consolazione grandissima, la
stanchezza era svanita.Abbiamo trovato subito l’alloggio ad Assisi, le sorelle ci
hanno accolto come in famiglia.
Era l’ora della cena; ci hanno fatto sedere a un tavolo dove
c’era una coppia del Trentino, abbiamo iniziato a presentarci e a relazionarsi
e all’invito di scendere alla Porziuncola per la processione a Santa Maria
degli Angeli ci siamo resi subito disponibili. Se prima ci eravamo sentiti proteggere sotto lo sguardo di
Maria ora ci sentivamo accolti in grembo. La liturgia è stata un sentirci cullati dalla tenerezza,
abbiamo ringraziato il Signore per questi doni. Nei giorni a seguire ci sentivamo in pace, non c’era fretta,
uscivamo al mattino presto per le lodi con le clarisse a Santa Chiara e la
Santa Messa celebrata da padre Viola, poi come pellegrini siamo andati a San
Damiano dove il luogo anche se affollato si è prestato per una preghiera
intensa, eravamo nel cuore della vita di Santa Chiara, vedevamo il suo servizio
umile alle consorelle e il ringraziamento nel cantico di San Francesco. Ogni
giorno è stata una comunione nei luoghi della vita di San Francesco, tutto
parla di lui. Una esperienza forte l’abbiamo avuta all’Eremo delle
Carceri.
Abbiamo atteso per entrare nei luoghi dove si ritirava San
Francesco con i suoi fratelli.
Il vento soffiava nella valle e saliva forte, il sole faceva
capolino fra le nuvole e la chioma dei lecci veniva sbattuta in un turbinio di
colori argentati, entrati, ci siamo seduti presso l’altarino vicino alla roccia
dove Francesco aveva preso per giaciglio, accanto all’immagine di Maria che
tiene in braccio il bambino che si succhia il pollice. Abbiamo raccomandato le nostre famiglie al Santo; per il
momento abbiamo 4 figli di cui 3 sposati e 7 nipoti e l’anno prossimo anche
Gioele Maria il figlio più piccolo, infermiere, ci ha detto che si sposerà
nella Chiesa. Usciti abbiamo percorso la stradina che va alla grotta
osservando le indicazioni dei luoghi che invitavano al silenzio e abbiamo
pregato con le preghiere di San Francesco. Stavamo rientrando quando mia moglie ha visto dei ciclamini
lungo un sentiero che saliva e voleva fotografarli, così ci siamo incamminati
per percorrerlo. Dopo alcuni passi una donna ci ha avvicinato chiedendoci se
lungo il sentiero avevamo incontrato un ragazzo spiegandoci che dalla grotta
aveva voluto allontanarsi da lei per salire il monte e poi scendere vicino
all’entrata e di attenderlo là. Era
preoccupata, già da un pò cercava di vederlo ma niente. Ho chiesto alla signora
se conosceva il posto e di dov’era: ”di Napoli” e quanti anni aveva il ragazzo:
”12” mi rispondeva. L’ho invitata allora a ritornare sul luogo dove si erano lasciati vicino alla grotta perché
un ragazzo di 12 anni una volta che si fosse smarrito sarebbe ritornato sui
suoi passi. Ma la signora, insisteva che il suo ragazzo è vivace e che ha la testa
dura, quello che vuole lo compie. Allora ho chiesto alla madre come si chiamava
il ragazzo, la risposta è stata: “Francesco”. L’emozione è stata forte, mi trovavo immerso nella natura,
nella montagna del Santo e una mamma cercava suo figlio di 12 anni di nome
Francesco. L’immagine è corsa a Gesù che a 12 anni si era smarrito a
Gerusalemme e qui una madre mi chiedeva di aiutarla. Ci sono cartelli che
invitano al silenzio ma in quel momento non potevo trattenerlo, mi perdonerà
San Francesco e i suoi frati; ho iniziato a cercare e a chiamare forte il suo
nome: “Francesco, Francesco” anche il vento era cessato e la voce correva
ovattata dal silenzio. Anche la donna chiamava con ansia, dalle sue labbra
usciva una voce flebile, era in apprensione per suo figlio. Ad un tratto, ho
sentito mia moglie che era tornata nella stradina chiamare: “Paride” ho capito
che probabilmente aveva visto il ragazzo correre e gli indicava dove eravamo.
Dall’alto ho visto il ragazzo che anziché prendere il sentiero dove stavamo si
allontanava ancora, ho chiamato ancora forte: “Francesco fermati” il ragazzo
questa volta si è fermato, ha capito dove eravamo e ci è venuto incontro. Sua
madre al vederlo mi è passata accanto in fretta con disappunto per incontrarlo,
le sue intenzioni si capivano, al ragazzo le esortazioni non sarebbero bastate
e la violenza anche se non era il posto ci stava. Io al vedere la donna così
risoluta mi sono messo dietro esortandola a contenersi dicendole: “No
signora, signora no” aveva il passo
spedito e le sue intenzioni erano evidenti. Anche il ragazzo saliva di corsa
verso la madre. All’incontro la donna stava per colpire il ragazzo con uno
schiaffo ma al: “No signora” contenendosi si fermava accarezzandogli la
guancia. La tensione del momento era alta, il ragazzo non capiva l’apprensione
avuta della madre e girato si ritornava in discesa verso l’entrata. Allora ho
cominciato a dire: “ Francesco bacia tua mamma” alla terza volta il ragazzo si
è fermato, e girandosi verso sua mamma che lo seguiva l’ha abbracciata.
E’ stato un abbraccio in cui la tensione che abitava i due
si è sciolta verso la nuda terra. Con un bacio durato alcuni secondi nella loro
intimità, ho visto i due una cosa sola, si sono presi per mano e sostenendosi
sono scesi, e non li ho più visti.
Prima di uscire con Maria Teresa siamo entrati nella
cappella; si recitavano i salmi dell’ora terza.Quel giorno con mia moglie eravamo più felici, abbiamo
vissuto nei luoghi di San Francesco un giorno indimenticabile. Avremmo altri
incontri vissuti in questi santi luoghi, ma per il momento custodiamo il
desiderio di ritornare.