Carissimi, Il
Signore vi dia pace!
Il saluto
tanto caro a Francesco di Assisi è proprio adatto a questo nostro momento
storico, in cui sembra che la pace sia un bene non sempre condiviso e che la
divisione, insieme all'indifferenza, prendano il sopravvento.
La Pasqua del
Signore Gesù ci ricorda, invece, che la paura è stata vinta, una volta per
tutte, e che la Risurrezione porta un vento nuovo sulle nostre vite, rendendole
piene di significato e capaci di amare oltre le nostre capacità.
Buona Pasqua
del Signore!
fra Pasqualino & tutto lo Staff della Domus Pacis
p.s. Vi
consiglio di leggere questo commento di don Primo Mazzolari che vi allego:
Nostro fratello Giuda
Registrazione effettuata a Bozzolo - Giovedì Santo 1958
"Miei cari fratelli, è proprio una scena d’agonia e di cenacolo. Fuori c’è
tanto buio e piove. Nella nostra Chiesa, che è diventata il Cenacolo,
non piove, non c’è buio, ma c’è una solitudine di cuori di cui forse il
Signore porta il peso. C’è un nome, che torna tanto nella preghiera
della Messa che sto celebrando in commemorazione del Cenacolo del
Signore, un nome che fa’ spavento, il nome di Giuda, il Traditore. Un
gruppo di vostri bambini rappresenta gli Apostoli; sono dodici. Quelli
sono tutti innocenti, tutti buoni, non hanno ancora imparato a tradire e
Dio voglia che non soltanto loro, ma che tutti i nostri figlioli non
imparino a tradire il Signore. Chi tradisce il Signore, tradisce la
propria anima, tradisce i fratelli, la propria coscienza, il proprio
dovere e diventa un infelice. Io mi dimentico per un momento del Signore
o meglio il Signore è presente nel riflesso del dolore di questo
tradimento, che deve aver dato al cuore del Signore una sofferenza
sconfinata. Povero Giuda. Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo
so. E’ uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella Passione
del Signore. Non cercherò neanche di spiegarvelo, mi accontento di
domandarvi un po’ di pietà per il nostro povero fratello Giuda. Non
vergognatevi di assumere questa fratellanza. Io non me ne vergogno,
perché so quante volte ho tradito il Signore; e credo che nessuno di voi
debba vergognarsi di lui. E chiamandolo fratello, noi siamo nel
linguaggio del Signore. Quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel
Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo
dimenticare: "Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo!" Amico!
Questa parola che vi dice l’infinita tenerezza della carità del
Signore, vi fa’ anche capire perché io l’ho chiamato in questo momento
fratello. Aveva detto nel Cenacolo non vi chiamerò servi ma amici. Gli
Apostoli son diventati gli amici del Signore: buoni o no, generosi o no,
fedeli o no, rimangono sempre gli amici. Noi possiamo tradire
l’amicizia del Cristo, Cristo non tradisce mai noi, i suoi amici; anche
quando non lo meritiamo, anche quando ci rivoltiamo contro di Lui, anche
quando lo neghiamo, davanti ai suoi occhi e al suo cuore, noi siamo
sempre gli amici del Signore. Giuda è un amico del Signore anche nel
momento in cui, baciandolo, consumava il tradimento del Maestro. Vi ho
domandato: come mai un apostolo del Signore è finito come traditore?
Conoscete voi, o miei cari fratelli, il mistero del male? Sapete dirmi
come noi siamo diventati cattivi? Ricordatevi che nessuno di noi in un
certo momento non ha scoperto dentro di sé il male. L’abbiamo visto
crescere il male, non sappiamo neanche perché ci siamo abbandonati al
male, perché siamo diventati dei bestemmiatori, dei negatori. Non
sappiamo neanche perché abbiamo voltato le spalle a Cristo e alla
Chiesa. Ad un certo momento ecco, è venuto fuori il male, di dove è
venuto fuori? Chi ce l’ha insegnato? Chi ci ha corrotto? Chi ci ha tolto
l’innocenza? Chi ci ha tolto la fede? Chi ci ha tolto la capacità di
credere nel bene, di amare il bene, di accettare il dovere, di
affrontare la vita come una missione. Vedete, Giuda, fratello nostro!
Fratello in questa comune miseria e in questa sorpresa! Qualcheduno
però, deve avere aiutato Giuda a diventare il Traditore. C’è una parola
nel Vangelo, che non spiega il mistero del male di Giuda, ma che ce lo
mette davanti in un modo impressionante: "Satana lo ha occupato". Ha
preso possesso di lui, qualcheduno deve avervelo introdotto. Quanta
gente ha il mestiere di Satana: distruggere l’opera di Dio, desolare le
coscienze, spargere il dubbio, insinuare l’incredulità, togliere la
fiducia in Dio, cancellare il Dio dai cuori di tante creature. Questa è
l’opera del male, è l’opera di Satana. Ha agito in Giuda e può agire
anche dentro di noi se non stiamo attenti. Per questo il Signore aveva
detto ai suoi Apostoli là nell’ orto degli ulivi, quando se li era
chiamati vicini: "State svegli e pregate per non entrare in tentazione".
E la tentazione è incominciata col denaro. Le mani che contano il
denaro. Che cosa mi date? Che io ve lo metto nelle mani? E gli contarono
trenta denari. Ma glieli hanno contati dopo che il Cristo era già stato
arrestato e portato davanti al tribunale. Vedete il baratto! L’amico,
il maestro, colui che l’aveva scelto, che ne aveva fatto un Apostolo,
colui che ci ha fatto un figliolo di Dio; che ci ha dato la dignità, la
libertà, la grandezza dei figli di Dio. Ecco! Baratto! Trenta denari! Il
piccolo guadagno. Vale poco una coscienza, o miei cari fratelli, trenta
denari. E qualche volta anche ci vendiamo per meno di trenta denari.
Ecco i nostri guadagni, per cui voi sentite catalogare Giuda come un
pessimo affarista. C’è qualcheduno che crede di aver fatto un affare
vendendo Cristo, rinnegando Cristo, mettendosi dalla parte dei nemici.
Crede di aver guadagnato il posto, un po’ di lavoro, una certa stima,
una certa considerazione, tra certi amici i quali godono di poter
portare via il meglio che c’è nell’anima e nella coscienza di qualche
loro compagno. Ecco vedete il guadagno? Trenta denari! Che cosa
diventano questi trenta denari? Ad un certo momento voi vedete un uomo,
Giuda, siamo nella giornata di domani, quando il Cristo sta per essere
condannato a morte. Forse Lui non aveva immaginato che il suo tradimento
arrivasse tanto lontano. Quando ha sentito il crucifigge, quando l’ha
visto percosso a morte nell’atrio di Pilato, il traditore trova un
gesto, un grande gesto. Va’ dov’erano ancora radunati i capi del popolo,
quelli che l’avevano comperato, quella da cui si era lasciato
comperare. Ha in mano la borsa, prende i trenta denari, glieli butta,
prendete, è il prezzo del sangue del Giusto. Una rivelazione di fede,
aveva misurato la gravità del suo misfatto. Non contavano più questi
denari. Aveva fatto tanti calcoli, su questi denari. Il denaro. Trenta
denari. Che cosa importa della coscienza, che cosa importa essere
cristiani? Che cosa ci importa di Dio? Dio non lo si vede, Dio non ci
da’ da mangiare, Dio non ci fa’ divertire, Dio non da’ la ragione della
nostra vita. I trenta denari. E non abbiamo la forza di tenerli nelle
mani. E se ne vanno. Perché dove la coscienza non è tranquilla anche il
denaro diventa un tormento. C’è un gesto, un gesto che denota una
grandezza umana. Glieli butta là. Credete voi che quella gente capisca
qualche cosa? Li raccoglie e dice: "Poiché hanno del sangue, li mettiamo
in disparte. Compereremo un po’ di terra e ne faremo un cimitero per i
forestieri che muoiono durante la Pasqua e le altre feste grandi del
nostro popolo". Così la scena si cambia, domani sera qui, quando si
scoprirà la croce, voi vedrete che ci sono due patiboli, c’è la croce di
cristo; c’è un albero, dove il traditore si è impiccato. Povero Giuda.
Povero fratello nostro. Il più grande dei peccati, non è quello di
vendere il Cristo; è quello di disperare. Anche Pietro aveva negato il
Maestro; e poi lo ha guardato e si è messo a piangere e il Signore lo ha
ricollocato al suo posto: il suo vicario. Tutti gli Apostoli hanno
abbandonato il Signore e son tornati, e il Cristo ha perdonato loro e li
ha ripresi con la stessa fiducia. Credete voi che non ci sarebbe stato
posto anche per Giuda se avesse voluto, se si fosse portato ai piedi del
calvario, se lo avesse guardato almeno a un angolo o a una svolta della
strada della Via Crucis: la salvezza sarebbe arrivata anche per lui.
Povero Giuda. Una croce e un albero di un impiccato. Dei chiodi e una
corda. Provate a confrontare queste due fini. Voi mi direte: "Muore
l’uno e muore l’altro". Io però vorrei domandarvi qual è la morte che
voi eleggete, sulla croce come il Cristo, nella speranza del Cristo, o
impiccati, disperati, senza niente davanti. Perdonatemi se questa sera
che avrebbe dovuto essere di intimità, io vi ho portato delle
considerazioni così dolorose, ma io voglio bene anche a Giuda, è mio
fratello Giuda. Pregherò per lui anche questa sera, perché io non
giudico, io non condanno; dovrei giudicare me, dovrei condannare me. Io
non posso non pensare che anche per Giuda la misericordia di Dio, questo
abbraccio di carità, quella parola amico, che gli ha detto il Signore
mentre lui lo baciava per tradirlo, io non posso pensare che questa
parola non abbia fatto strada nel suo povero cuore. E forse l’ultimo
momento, ricordando quella parola e l’accettazione del bacio, anche
Giuda avrà sentito che il Signore gli voleva ancora bene e lo riceveva
tra i suoi di là. Forse il primo apostolo che è entrato insieme ai due
ladroni. Un corteo che certamente pare che non faccia onore al figliolo
di Dio, come qualcheduno lo concepisce, ma che è una grandezza della sua
misericordia. E adesso, che prima di riprendere la Messa, ripeterò il
gesto di Cristo nell’ ultima cena, lavando i nostri bambini che
rappresentano gli Apostoli del Signore in mezzo a noi, baciando quei
piedini innocenti, lasciate che io pensi per un momento al Giuda che ho
dentro di me, al Giuda che forse anche voi avete dentro. E lasciate che
io domandi a Gesù, a Gesù che è in agonia, a Gesù che ci accetta come
siamo, lasciate che io gli domandi, come grazia pasquale, di chiamarmi
amico. La Pasqua è questa parola detta ad un povero Giuda come me, detta
a dei poveri Giuda come voi. Questa è la gioia: che Cristo ci ama, che
Cristo ci perdona, che Cristo non vuole che noi ci disperiamo. Anche
quando noi ci rivolteremo tutti i momenti contro di Lui, anche quando lo
bestemmieremo, anche quando rifiuteremo il Sacerdote all’ ultimo
momento della nostra vita, ricordatevi che per Lui noi saremo sempre gli
amici."
Don Primo Mazzolari