Cari amici, riportiamo per intero nel nostro blog la testimonianza che ci hanno lasciato Tiziana e Danilo dell'equipe del corso "Aquila e Priscilla" e che è stata pubblicata sul primo numero del 2016 della Rivista Porziuncola.
Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Una strana storia di sterilità e fecondità
di Tiziana Serino e Danilo Dimatteo
dal n. 1/2015 della Rivista Porziuncola
dal n. 1/2015 della Rivista Porziuncola
Siamo Titti e Danilo e ci siamo sposati il 13 maggio 2011, dopo ben 11 anni di fidanzamento.
Vogliamo qui raccontare una storia di sterilità e fecondità, anche se
ad oggi il Signore non ci ha ancora fatto dono di un figlio.
Vi sembrerà strano che parli di fecondità una coppia che non ha
figli, ma possiamo testimoniare come la presenza di Dio nella nostra
vita abbia trasformato campi aridi in campi fertili.
Una prima presenza straordinaria per noi è stata quella di p. Fabrizio Migliasso,
il compianto custode della Porziuncola, che ci ha accompagnato come
guida spirituale a partire dal corso Agape, al quale abbiamo partecipato
un paio di mesi prima del giorno del matrimonio, fino al giorno della
sua nascita in cielo e che ha rappresentato la prova concreta e viva
della benedizione di Dio sul nostro sacramento.
Per meglio far comprendere la nostra storia e per presentarci,
riteniamo necessario richiamare due icone: una biblica e una figurata.
La prima, che abbiamo letto nel giorno del nostro matrimonio, è
tratta dall’Apocalisse: «Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra,
perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era
più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal
cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii
allora una voce potente che usciva dal trono: “Ecco la dimora di Dio con
gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed
egli sarà “Dio-con-loro”. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci
sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di
prima sono passate”. E Colui che sedeva sul trono disse: “Ecco, io
faccio nuove tutte le cose”; e soggiunse: “Scrivi, perché queste parole
sono certe e veraci”».
La seconda, invece, raffigura Maria e Giuseppe in viaggio verso
Betlemme per il censimento: l’abbiamo data agli invitati nel giorno
delle nozze come ricordo del matrimonio.
Il nostro viaggio, metaforico e fisico (ci siamo trasferiti da
Barletta, la nostra città d’origine, a Roma per esigenze lavorative),
successivo alle nozze non è stato semplice. Tutte le nostre idee, i
nostri progetti, i nostri schemi sulla vita matrimoniale si sono
scontrati con non pochi iniziali problemi: un’entrata economica non si è
realizzata e abbiamo faticato non poco a gestire le prime spese
(acquisto dei mobili in primis). Ciò si affiancava anche alla
difficoltà di Titti nel trovare un’occupazione che garantisse un secondo
reddito alle fragili finanze familiari. Il quadro era reso ancora più
difficoltoso dal rigido inverno del 2011: le strade innevate rendevano
problematico raggiungere Assisi per raccogliere il conforto di padre
Fabrizio. Pian piano la sfiducia aumentava e creava un solco tra di noi:
Titti trascorreva le sue giornate cercando di organizzare un ambiente
domestico dove mancavano i mobili e che assomigliava più a un magazzino
che a una casa vivibile; mentre Danilo non si accorgeva del profondo
disagio vissuto da sua moglie. Cominciava a delinearsi un quadro di
grande stanchezza e sterilità, dove l’amore era soffocato dal peso delle
preoccupazioni e dei timori per l’avvenire.
Come naufraghi, l’unica via di salvezza era cercare acqua e cibo nel
luogo in cui ci trovavamo: il nostro matrimonio. Abbiamo, così, scavato
con le mani della preghiera, inizialmente da soli, poi insieme. La
situazione economica non è cambiata, ma sono cambiati i nostri cuori
nutriti dall’azione della preghiera che li apriva a ricevere l’Amore; in
tal modo i nostri occhi hanno cominciato pian piano a scorgere le
difficoltà e le fatiche dell’altro con uno sguardo di tenerezza e di
comprensione. La preghiera ci ha fatto capire chiaramente che gli
ostacoli più grandi erano in noi; erano le nostre paure. Ci ha anche
mostrato in modo chiaro la presenza di Dio, vera e viva nella nostra
vita, attraverso non solo la figura meravigliosa di p. Fabrizio, ma
anche di due fratelli (Donato e Francesca Leopaldi) che mai ci hanno
fatto mancare il loro sostegno e il loro amore.
La preghiera aveva irrigato quell’aridità, quel deserto fatto di
timori e lo aveva trasformato in un terreno fertile, facendoci
comprendere appieno che il primo atto fecondativo cui è chiamato ciascun
coniuge consiste nell’amare il proprio sposo, nel rendersi canale per
la Grazia per arrivare al cuore dell’altro, fecondandolo dell’Amore di
Dio. Pian piano con l’aiuto della Provvidenza, che mai dimentica i
propri figli, abbiamo anche superato le difficoltà economiche.
In tutto ciò, tuttavia, il mancato concepimento di un figlio,
inizialmente benedetto (anche se mai abbiamo fatto ricorso a metodi
contraccettivi), stante l’oggettiva difficoltà di far fronte alle spese
che la crescita di un bambino inevitabilmente comporta, cominciava a
essere avvertito negativamente e si traduceva in una frustrazione tutte
le volte in cui coppie di amici, con cui avevamo compiuto un cammino di
fede e di preparazione al sacramento, ci comunicavamo di “essere in dolce attesa”.
Questo ha rappresentato un nuovo periodo di prova per noi, ma, forti
della precedente esperienza, abbiamo capito innanzitutto che da soli non
ce l’avremmo fatta: ancora una volta ci siamo affidati alla preghiera,
ma non per ottenere la “grazia del concepimento”, ma per capire
come agire per il meglio. La preghiera ha illuminato i nostri cuori
facendo nascere soprattutto in Danilo, che si era accorto della profonda
difficoltà che attanagliava il cuore di Titti in questa situazione, non
la domanda: «Dio mio, perché non ci doni dei figli?», ma «Padre mio, come posso aiutare la mia sposa, in questa prova?».
Ci siamo poi accorti, a distanza di tempo, che ognuno di noi, in vari
momenti, non ha voluto effettuare pressioni affinché l’altro eseguisse
test di fertilità perché vedeva il proprio sposo/la propria sposa non
pronto a una risposta negativa: un figlio non può essere a tutti i costi
e soprattutto non può essere pagato con la moneta della frustrazione e
delle difficoltà della persona che dinanzi al Signore si è promesso di
amare sempre.
Queste difficoltà e timori, come successo in precedenza, sono stati
superati, anche grazie all’accompagnamento in un consultorio familiare
in Roma, come suggeritoci.
Siamo stati successivamente chiamati a una nuova, grande prova. Padre
Fabrizio, la nostra guida spirituale, nell’aprile del 2014, dopo
diversi mesi di malattia, è ritornato alla casa del Padre. Un nuovo
periodo di sterilità, incredulità, disorientamento poteva profilarsi
all’orizzonte. Anche in questa circostanza, tuttavia, abbiamo attinto
forza della preghiera e dalla Parola che ogni giorno ci veniva donata e
che meglio ci ha fatto comprendere quegli avvenimenti: “Li amò fino alla fine” (Gv 13, 1); “Resta con noi perché si fa sera” (Lc 24, 29), poi “Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato” (At 4, 20) e “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Gv 20, 21).
Abbiamo capito con chiarezza che, come gli apostoli, non potevamo
restare nel cenacolo, chiusi e paralizzati nel nostro dolore, ma eravamo
chiamati a dare testimonianza di ciò che avevamo vissuto e a donare ciò
che gratuitamente avevamo ricevuto, perché anche noi, pur senza figli,
siamo chiamati a fecondare il prossimo con l’Amore di Dio, comprendendo
appieno, così, quei primi passi della Bibbia: «E la terra produsse (...) ciascuno (...) secondo la propria specie» (Gn 1, 12).
Abbiamo così avviato a Roma degli incontri per famiglie che vogliono
condividere lo spirito francescano della condivisione e della semplicità
e per i quali abbiamo ricevuto la benedizione di p. Fabrizio
nell’ultimo colloquio del 6 aprile, e che abbiamo voluto chiamare
utilizzando le sue inziali “Fa.Miglia in cammino”.
Nel frattempo il Papà dei cieli, che mai ci lascia soli, ha posto
accanto a noi un’altra guida, ci ha fatto un nuovo grande dono, il caro p. Marco Vianelli, che con tenerezza e affetto ci sta accompagnando in questo nuovo tratto di strada lungo le Sue vie.
In questi tre anni abbiamo compreso che la casa cui aspiravamo non
era quell’appartamento a Roma fatto di muri, mobili, elettrodomestici,
etc... non era quella la casa di cui il nostro cuore aveva bisogno.
Quella casa erano Titti e Danilo, quel Noi sempre alla presenza del
Signore, per essere in ogni luogo la tenda di Dio in mezzo agli uomini…
che Lo custodisca e Lo comunichi agli altri e ci renda così fecondi.