domenica 28 giugno 2015

La visita al convento di San Bartolomeo di Foligno

Nell'ambito del programma di visite guidate dell'iniziativa "NEI LUOGHI DI FRANCESCO E CHIARA", che fino al 25 Luglio prevede una serie di incontri nei luoghi della spiritualità francescana, abbiamo visitato la prima tappa dell'itinerario: il complesso conventuale di San Bartolomeo di Marano a Foligno (v. sito internet). La chiesa e il primo conventino risalgono ai primissimi anni del XV secolo e costituiscono il primo nucleo edificato in seguito alla riforma degli "Osservanti" di fra Paoluccio Trinci, movimento che aspirava ad un ritorno del Francescanesimo alla sua fonte fresca e pura,  cioè la regola dei frati minori vissuta e scritta da San Francesco. 
Desideriamo ringraziare p. Giuseppe Battistelli, custode e commissario di Terrasanta in Umbria, che è stato così cortese e disponibile e che, oltre a mostrarci le bellezze del convento, ci ha anche permesso di visitare la copia del Santo Sepolcro di Gerusalemme, realizzata nel 1676. 
Di seguito alcune foto della visita. 








lunedì 15 giugno 2015

Massimo Cacciari e il Perdono di Assisi

Abbiamo ritrovato su Youtube la registrazione integrale della conferenza tenuta dal filosofo Massimo Cacciari sul tema "Per lo tuo Amore" il 1 Agosto 2013, nel nostro teatro "Le Stuoie". Sullo sfondo dell'intervento, c'è l'orizzonte del Giubileo del Perdono di Assisi che si celebrerà nel 2016, ovvero nell'ottavo centenario da quel 1216, anno in cui Francesco ricevette dal Signore il Dono dell'Indulgenza in modo del tutto particolare per la piccola chiesetta della Porziuncola.

Cacciari riflette sulla relazione tra San Francesco e il Perdono, un aspetto caratteristico del Poverello di Assisi, molto spesso sottovalutato in favore di una figura più romantica e idilliaca. Nel suo recente saggio "Doppio ritratto" (Adelphi), Cacciari si è confrontato in modo approfondito con il San Francesco descritto da Dante e con quello del ciclo pittorico della Chiesa Superiore di San Francesco in Assisi. Nel confronto tra questi due volti, nel loro convergere e nel loro divergere, Cacciari ha fatto anche emergere ciò che nemmeno i due grandi artisti fiorentini hanno contemplato. Un'immagine che gli scritti di San Francesco però restituiscono con forza e profondità. Introduce l'incontro, padre Saul Tambini. All'interno anche un bell'intervento canoro di frate Alessandro. Ringraziamo Daniele Morini per la registrazione integrale e Letizia Mezzanotte e Bruno Fanucci dell'Agenzia Press News di Gubbio.


venerdì 12 giugno 2015

Sul Capitolo Generale dei Frati Minori


Dal 10 Maggio al 7 Giugno si è tenuto alla Domus Pacis, il Capitolo Generale dei Frati Minori che ha visto oltre 150 Ministri provinciali da tutto il mondo riunirsi con il Ministro generale ed il Definitorio. In tanti ci hanno chiesto informazioni non solo sulla riconferma di fr Michael A. Perry come Ministro generale e 120° successore di San Francesco,  ma anche sul concetto stesso di "capitolo" e sull'importanza di questo evento per tutto l'Ordine dei Frati Minori.
Per chi desiderasse approfondire sulle tematiche che sono state affrontate durante questi 29 giorni segnaliamo il sito ufficiale del Capitolo: http://capitulumgenerale2015.ofm.org. Prendendo spunto da uno degli articoli pubblicati all'interno del sito ci permettiamo un breve approfindimento su cosa significa "celebrare un capitolo".


Dal latino capitulum, diminutivo di caput (capo), oltre al significato di "parte di un libro o di uno scritto", o figurato come "periodo di tempo" (es: un capitolo della mia vita..), con il termine "capitolo" si intende un gruppo o un'adunanza di religiosi o di membri di ordini cavallereschi. Etimologicamente deriva dal costume degli antichi monaci benedettini che dall'8° secolo, dopo l’ora di Prima della mattinata e prima che si avviassero al lavoro giornaliero, avevano l'abitudine di radunarsi per leggere insieme qualche capitolo della regola; così sia il luogo dove si svolgeva la lettura, sia la stessa congregazione di monaci, si appellarono con la stessa denominazione di "capitolo". Nei monasteri c’erano due tipi di capitolo. Uno serviva per la consultazione: l’abate o la badessa chiedeva il consiglio della comunità riguardo ad un argomento. L’altro tipo serviva per la formazione: l’abate o la badessa faceva un commento sul significato del brano della Regola appena letto. Da questo e dal fatto che in queste sale capitolari solo ai monaci e non a eventuali osservatori fosse consentito intervenire, deriva anche il senso dell'espressione "avere voce in capitolo" cioè essere autorevole, concorrere alle più importanti decisioni.

Il “Capitolo generale” fu stabilito dai monaci Cistercensi nel 1195. Tutti gli abati cistercensi si radunavano una volta all’anno nell’abbazia di Cîteaux in Francia. Nel 1215 il Concilio Laterano IV (nel canone 18) stabilì che tutti gli Ordini religiosi celebrassero “capitoli” a scadenza regolare (annuale, triennale, ecc.) seguendo l’esempio dei Cistercensi, come mezzo per promuovere la riforma della vita religiosa.

Così la parola “capitulum” nei tempi di san Francesco aveva già acquistato un significato e godeva di una lunga e variata tradizione. Dal 1209 fino al 1217, circa, si celebrava un “Capitolo generale” due volte l’anno: nella festa di Pentecoste (maggio-giugno); e nella festa di san Michele (29 settembre). In un periodo successivo (1218-1223) i Ministri d’Italia e regioni confinanti celebravano ogni anno un capitolo a Pentecoste, e si celebravano anche “capitoli provinciali” ogni anno nella festa di san Michele. Ogni tre anni i Ministri delle Province “oltre le Alpi” assistevano al “capitolo generale” alla Porziuncola. La solita pratica oggi stabilisce un Capitolo nella Provincia o Custodia ogni tre anni, e un Capitolo generale ogni sei anni.
Il Capitolo alla Porziuncola
Celebre fu, nel 1221, l’anno della Regola non Bollata, il capitolo cosiddetto delle "stuoie", quando S.Francesco radunò alla Porziuncola circa “cinquemila frati” da tutte le parti d'Europa che avevano come riparo soltanto dei tessuti di giunchi, o stuoie. Di questo capitolo, i Fioretti di San Francesco (cap. XVIII) danno un quadro grandioso e memorabile. Qui un breve estratto: 

[..]E veggendo sedere in quella pianura intorno a Santa Maria i frati a schiera a schiera, qui quaranta, ove cento, dove ottanta insieme, tutti occupati nel ragionare di Dio, in orazioni, in lagrime, in esercizi di carità, e stavano con tanto silenzio e con tanta modestia, che ivi non si sentia uno romore, nessuno stropiccìo e maravigliandosi di tanta moltitudine in uno così ordinata, con lagrime e con grande devozione diceva: “Veramente questo si è il campo e lo esercito de' cavalieri di Dio!”. Non si udiva in tanta moltitudine niuno parlare favole o bugie, ma dovunque si raunava ischiera di frati, quelli oravano, o egli no diceano ufficio, o piagneano i peccati loro o dei loro benefattori, o l'ragionavano della salute delle anime. Erano in quel campo tetti di graticci e di stuoie, e distinti per torme, secondo i frati di diverse Provincie; e però si chiamava quel Capitolo, il Capitolo di graticci ovvero di stuoie. I letti loro si era la piana terra e chi avea un poco di paglia; i capezzali si erano o pietre o legni [..] 

venerdì 5 giugno 2015

Sul Cammino di Chiara - Testimonianza di Monica Cardarelli


In occasione del prossimo appuntamento di Luglio dedicato a Chiara dal titolo "IO, CHIARA - In compagnia e alla scoperta della "pianticella" di Francesco" pubblichiamo il racconto di Monica Cardarelli che ci ha segnalato il suo racconto sull'itinerario effettuato la scorsa settimana ripercorrendo il cammino della Santa di Assisi. 


05/06/2015
Buongiorno,
il fine settimana passato ho alloggiato presso di voi perché in quell'occasione avrei percorso il cammino di Chiara. Una volta rientrata a casa ho scritto questo articolo che è stato pubblicato dagli amici della Sala Stampa del Sacro Convento nel loro sito (linkabile QUI):

"Il Cammino di Chiara si inserisce a pieno titolo tra le varie iniziative della chiesa assisana e ogni volta che viene percorso tutta la comunità ne è coinvolta non solo nell’accoglienza ai pellegrini, ma anche nell’accompagnamento con la preghiera.

La stessa Chiara ha sempre manifestato vivo affetto e dedizione verso i suoi fratelli in Assisi e lo ha dimostrato anche con aiuti concreti. La scelta di vivere a san Damiano fuori dalle mura della città ma così vicina ad essa; la preghiera costante per la città di Assisi in occasione dell’attacco dei saraceni ma anche i numerosi miracoli compiuti dalla Santa nei confronti dei suoi abitanti; la ferma determinazione di contribuire a ristabilire la giustizia, donando il frutto del lavoro delle proprie mani ai poveri di Assisi.

Ma soprattutto, come Francesco prima di lei, la volontà di restare nella Chiesa e di essere da lei accolta come figlia obbediente. Questo ed altro rendono il Cammino di Chiara una delle tante opportunità per i pellegrini che si recano ad Assisi di conoscere meglio la figura di Chiara e la sua eredità ancor oggi pregnante per la chiesa assisana e non solo.

Ricordando la fuga notturna della giovane dalla casa paterna fino alla Porziuncola laddove è stata consacrata da Francesco con il taglio dei capelli, passando per la porticina del morto per non farsi vedere, i pellegrini si sono messi in cammino accompagnati dalle parole della Legenda di Tommaso da Celano, così come dalle parole della stessa Chiara perché, ci piace ricordarlo, è stata la prima donna nella storia della Chiesa a scrivere una Regola per le donne. Di Chiara d’Assisi ci restano (oltre alla Regola) il Testamento, la Benedizione, quattro lettere ad Agnese di Praga e una lettera ad Ermentrude di Bruges. Tutti documenti di notevole rilevanza perché delineano bene la figura determinata e materna di Chiara, donna attenta e aperta alle relazioni. Proseguendo in questo percorso, all’alba della domenica, dopo aver ricevuto il mandato al cammino da parte di un frate della Porziuncola che li ha accolti, i pellegrini si sono rimessi in marcia attraversando il fiume Tescio e passando per il sentiero nel bosco fino ad arrivare alla chiesa benedettina di san Paolo delle Abbadesse a Bastia Umbra. Un tempo monastero benedettino di notevole rilevanza, accolse Chiara subito dopo la sua consacrazione. Nonostante rientrasse sotto la protezione del Vescovo e perciò godesse di ampi privilegi i parenti di Chiara, infuriati dalla notizia della sua fuga, cercarono di riprenderla. Nella chiesa di san Paolo delle Abbadesse che ancora ne conserva la memoria e che è divenuta chiesa cimiteriale, è conservato un pilastro dell’altare a cui, secondo la tradizione, Chiara si sarebbe tenuta per resistere alla forza dei parenti.

Probabilmente ciò che fece infuriare lo zio Monaldo fu il fatto che Chiara entrò in monastero come serva, come conversa e penitente, dopo aver venduto la sua eredità e parte dell’eredità della sorella, come si legge dalla testimonianza della sorella Beatrice negli Atti del Processo di Canonizzazione. Anche Chiara come Francesco donò il ricavato della vendita ai poveri e volle fare della povertà il punto fermo della sua vocazione. Infatti, trovandosi povera in una comunità ricca come quella benedettina, Chiara non trovò la pace che cercava e dopo poco lasciò san Paolo delle Abbadesse per raggiungere la chiesetta del Panzo, alle pendici del Monte Subasio, dove all’epoca dimoravano alcune pie donne che avevano scelto di vivere la vita secondo il Vangelo, pur senza seguire una vera e propria Regola. I pellegrini si sono rimessi in cammino percorrendo il lungo rettilineo che da Bastia porta alla via Francesca e proseguendo ancora fino all’abitato di Rivotorto, il luogo in cui Francesco incontrò il lebbroso, incontro che, secondo le parole dell’Assisiate nel suo Testamento, segnò l’inizio della sua conversione.

È questa la tappa più lunga (km 10,480 su km 23,790) in cui il pellegrino ha modo e tempo di meditare sulle parole di Chiara che fanno da viatico ma anche di apprezzare le bellezze del creato e dei luoghi appena visitati: per un lungo tratto infatti si cammina ammirando in tutte le sue angolature Assisi e il Subasio e dall’altro lato la basilica di santa Maria degli Angeli che segna il “punto di partenza”.

La tappa termina con una salita per il Fosso delle Carceri per condurre i pellegrini ad una meta davvero inaspettata che ripaga di tutta la fatica: sant’Angelo in Panzo.

Si tratta di una chiesetta ora proprietà privata ma visitabile grazie alla cortesia e alla disponibilità dei proprietari e dei custodi che con calore accolgono i pellegrini stanchi di tutto il cammino. Immersa nel verde, alle pendici del Subasio, è il luogo in cui ancora sgorga la fonte del Panzo, l’unica fonte d’acqua di un tempo della città di Assisi. Lì Chiara ha potuto sperimentare una diversa forma di religiosità femminile ma forse allo stesso tempo un senso di solitudine, non sapendo ancora cosa il Signore voleva da lei. A sant’Angelo la raggiunse la sorella Caterina: questa volta la furia dei parenti fu ancora più forte. La Legenda di Tommaso da Celano narra scene molto cruenti nei confronti della poverina che fu trascinata per il fosso delle Carceri mentre Chiara da parte sua pregava il Signore perché l’aiutasse. Ecco che Chiara compie il suo primo miracolo: il corpo della sorella divenne così pesante che nessuno degli uomini accorsi riuscì più a sollevarla.
Caterina si unì a Chiara e, secondo le Fonti, fu lo stesso Francesco a consacrarla con il taglio dei capelli dandole il nome di Agnese.

La presenza di due donne fece già pensare ad una piccola famiglia religiosa, così Chiara e Agnese andarono a san Damiano e da lì a poco le raggiungeranno molte altre donne, dando vita alla comunità delle Sorelle Povere di San Damiano.
L’ultima tappa del Cammino di Chiara quindi da sant’Angelo in Panzo a san Damiano si snoda tra uliveti e sentieri nel bosco per arrivare all’odierno Santuario ma da un percorso nuovo anche per chi conosce già Assisi e i suoi luoghi.Questo cammino permette di scoprire sempre angolature nuove sia da un punto di vista paesaggistico che spirituale: il primo tratto è in discesa e appare facile, dà un certo sollievo al pellegrino che si avvicina alla meta, ma l’ultimo tratto quando già si intravede la parte posteriore del Santuario è nuovamente in salita, come è stata in salita la vita di Chiara. L’accoglienza a san Damiano è come sempre indescrivibile e la visita del luogo conferisce ad ogni pellegrino sensazioni nuove.

Chiara ha vissuto entro quelle mura per più di 40 anni, malata, allettata, ma non per questo ha perso la forza e la determinazione che l’hanno spinta a chiedere e ottenere dal papa il Privilegio della Povertà o l’approvazione della sua Forma di vita: “La Forma di vita dell’Ordine delle Sorelle Povere, istituita dal beato Francesco è questa: osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità”.

Il Cammino di Chiara termina però alla Basilica di santa Chiara che ancora oggi conserva il corpo della Santa e il Crocifisso di san Damiano, lo stesso che parlò a Francesco e in cui Chiara si è specchiata per 42 anni.Un cammino, quello sui passi di Chiara, che permette a chiunque di conoscere la figura di questa donna e santa che ancora oggi continua a parlare a ciascuno di noi. Un percorso concreto che permette di toccare, vedere, gustare luoghi e oggetti che ci riportano alla sua memoria.

Il Cammino di Chiara è proposto nel libro “I passi e il silenzio. A piedi, sulle strade di Chiara d’Assisi”, di Monica Cardarelli e Francesco Gallo, edito da Porziuncola. I diritti d’autore sono devoluti alle clarisse di Cortona. Per info: www.ilcamminodichiara.altervista.org, ilcamminodichiara@yahoo.it." 

Monica Cardarelli

mercoledì 3 giugno 2015

Il pellegrinaggio ad Assisi delle famiglie della diocesi di Würzburg



In occasione della gentile visita ad Assisi ed alla Domus Pacis delle famiglie della diocesi di Würzburg, avvenuta in data 29 Maggio, pubblichiamo qualche foto ed un sunto dell’articolo tratto direttamente dal sito della diocesi tedesca: http://www.assisi.bistum-wuerzburg.de

Assisi/Würzburg - Con una grande festa d'addio nel giardino della casa di accoglienza “Domus Pacis” accanto alla basilica di Santa Maria degli Angeli di Assisi, il 29 Maggio è terminato il pellegrinaggio delle famiglie della diocesi di Würzburg. Nella chiesa i pellegrini hanno celebrato con il vescovo Friedhelm Hofmann una Messa di chiusura; durante il servizio il vescovo ha rivolto un appello particolare ai bambini e ai giovani: "Voglio ringraziarvi! Attraverso la vostra vivacità si può sentire come siamo diventati in questi ultimi giorni una grande famiglia”[..]

Dopo la messa i circa 480 pellegrini si sono radunati alla Domus Pacis per festeggiare all'aria aperta, dove hanno cenato in preparazione per il viaggio di ritorno. I bambini e i ragazzi hanno ballato e cantato facendo cerchio in un grande gruppo; al vescovo personalmente sono stati dedicati grandi applausi e acclamazioni.