mercoledì 22 luglio 2015

Sul corso "IO, CHIARA" di Luglio - La testimonianza di Floriana da Pescara


“Noi, Chiara” - Il mio ricordo del corso su Santa Chiara
In un mondo in cui la comunicazione è tutto, ho visto una donna fare la rivoluzione col silenzio. Scegliendo, cioè, la clausura. Non perché avesse intenti rivoluzionari, no. Quelli ce li vedo io, che amo la parola “rivoluzione”, forse perché mi suggerisce l’idea, salvifica, del cambiamento. Questa donna, Elisabetta, ha semplicemente scelto la sua strada. Un po’ come uno sceglie di diventare medico, giornalista, parrucchiera, ballerina, astronauta. Elisabetta ha scelto di diventare monaca. Monaca di clausura, per di più. “Una vocazione nella vocazione”, come ci ha suggerito fra’ Pasqualino. Esattamente come ha fatto Santa Chiara.

Una foto scattata durante la visita alla Basilica di S. Chiara
Quando disfo la valigia, dopo il corso su Chiara d’Assisi, alla Domus Pacis, questa storia è il primo “pezzo” che viene fuori e mi chiede giusta collocazione nella mia vita. Sarà che abbiamo la stessa età, sarà che io quel sorriso lì lo invidio un po’, sarà che ascoltare una clarissa che parla di Chiara è stato il modo più intenso per vivificarla, la pianticella di Francesco, ma la storia di Elisabetta è stato il primo dono riportato a casa da questa esperienza. 40 anni, una quasi-laurea in fisica per cercare (invano) risposte alle sue domande più profonde, una laurea in scienze della formazione, una vita vissuta pienamente e senza disagi. Ma sempre troppo vuota, sempre troppo piccola, sempre troppo inferma ed estranea. Fino a che Elisabetta a 29 anni non ha preso in mano il coraggio, si è messa sul serio in ascolto del Signore e gli ha detto “cos’è che vuoi dirmi?”  E la risposta, casuale solo per un occhio poco attento e per una mente poco allenata, sono state le clarisse di San Quirico ad Assisi.

Qui abbiamo appreso dalle sue parole – che una alla volta hanno “limato” la grata che ci separava da lei ed hanno liberato la sua gioia di vivere, che ha benedetto anche noi – cosa vuol dire vivere nella sequela di Chiara, che viveva nella sequela di Cristo. Abbiamo, credo tutti, toccato con mano l’attualità della scelta clariana, che tanto profondamente ci era stata raccontata da Pasqualino, Anita, Claudio, Carmine. Nessuno di noi è andato via così com’era entrato: accaldato e distratto. Tutti, si percepiva, eravamo stati “rinfrescati” dalla commozione profonda per la vicenda di questa bella figlia di Dio e del nostro tempo, e toccati intimamente dalla sua semplicità, al punto da sentirci noi quelli dietro a una grata, stretti nell’angusta clausura delle nostre sovrastrutture mentali e spaziotemporali.

Ecco, io i miei tre giorni di corso li condenso così, in quel pomeriggio che da solo racconta tutto un percorso fatto di narrazioni, visioni e scoperte. Un corso che è stato occasione per nuove conoscenze, delle vite di Chiara e a Francesco, certo, ma anche di tante vite apparentemente scollegate tra loro, che poi si incontrano qui “alla Domus” e danno vita a quel mosaico di impagabile bellezza che è il Disegno divino.

Di quei tre giorni porto con me la benedizione di Santa Chiara, le sue lettere ad Agnese e un nuovo passo dentro la mia conversione, ma quello che ancora sto gustando è proprio la possibilità di fuggire dalla mia clausura mondana attraverso la mano tesa di una donna che mi ha spiegato che per vivere davvero (che oggi equivale a “fare la rivoluzione”) bisogna “solo” avere il coraggio di dire il proprio “sì”, scegliendo la propria strada. 
Floriana